Missione e storia

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Storia della “Friuli”

A cura dell’ ”Associazione Nazionale Reduci della Friuli”
La “Brigata Friuli” nasce a Milano il 14 Marzo 1884 e come altre Brigate, nate dopo l’unificazione d’Italia assume il nome delle terre appena redente. Durante la solenne cerimonia di fondazione viene consegnata la Bandiera di Guerra dono delle donne del Friuli. I Reggimenti 87° ed 88° che la compongono sono eredi della “Brigata Como”e del “Reggimento Cacciatori delle Alpi” che (con Garibaldi), aveva partecipato alla gloriosa campagna del 1859.
Nel 1913 la Brigata partecipa, distinguendosi, alla campagna di Libia.
La “Brigata Friuli”, partecipa con valore alle prime fasi della “Grande Guerra” : nella terza battaglia dell’Isonzo e sull’altipiano di Asiago, partecipando alla controffensiva Italiana successiva alla fallita “Srafe Expedition” Austriaca.
Nel maggio 1917 è destinata al fronte dell’alto Isonzo in Conca di Plezzo in prossimità di Caporetto. Il 24 ottobre 1917 la Brigata è al centro dell’azione offensiva Austro Tedesca che porterà alla successiva rotta di Caporetto.
I reparti dell’ 87° fanteria sono investiti, nelle loro posizioni di fronte a Plezzo, dal tiro a gas Austriaco, contro la micidiale combinazione di Foxgene ed Iprite ad alta concentrazione nulla possono le maschere antigas italiane, 800 soldati muoiono asfissiati al loro posto, ma, la Brigata non cede, ritiratasi combattendo, arretra fino in Stretta di Saga, e li, i superstiti dell’87°e dell’88° fanteria, una compagnia di guardie di finanza e un battaglione di alpini resistono fino alla sera del giorno 25, agli assalti dei Kaiserjagher, solo quando si rendono conto di essere state completamente circondate dallo sfondamento Austro Tedesco su Tolmino e alla successiva occupazione di Caporetto, per ultime, nel settore, queste nostre truppe sono costrette alla resa, nel frattempo altri trecento caduti si sono aggiunti a quelli del tiro a gas. Sorte tristissima toccherà ai pochi valorosi della Friuli sfuggiti alla cattura, accusati di tradimento di fronte al nemico diversi ufficiali saranno fucilati ed i soldati rinchiusi in fortezza, solo nel 1923 la commissione di inchiesta ristabilirà la verità, anche grazie all’ammirata testimonianza Austriaca su quegli avvenimenti.
La “Brigata Friuli” sarà cosi completamente riabilitata, cosi sarà per i suoi soldati e per i suoi ufficiali.


Nel 1926 la “Brigata Friuli” a seguito di una ristrutturazione dell’esercito diventa la “20a Divisione Territoriale Curtatone e Montanara”
Il 24 agosto 1939 si riassegnano alle Divisioni i nomi tradizionali portati un tempo dalle Brigate e cosi rinasce la “20a Divisione Friuli” con i Reggimenti 87° ed 88° ed il 35°Gruppo Artiglieria con comando a Livorno.
Allo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale la “Divisione Friuli” partecipa dal 7 di aprile del 1941 alla campagna di Jugoslavia, conclusasi vittoriosamente il 7 maggio.
Nel novembre 1942 la Divisione Friuli partecipa all’occupazione della Corsica dopo la caduta del governo di Petain e l’invasione da parte Tedesca del territorio Francese di Vichy.
In Corsica la “Divisione Friuli” come truppa di presidio, assieme alla “Divisione Cremona” al “Raggruppamento Granatieri” al “Raggruppamento Celere” e a due Divisioni costiere 225a e 226° vive i drammatici avvenimenti del 1943. La resa in Tunisia delle truppe dell’Asse, l’invasione della Sicilia, la caduta di Mussolini il 25 di luglio, ed infine l’armistizio dell’otto settembre.
Il comandante del “VII Corpo d’Armata” in Corsica generale Magli (viste le ambigue direttive che si susseguono dello Stato Maggiore) il 30 agosto si reca a Roma ed esige ordini precisi sul comportamento da tenersi con i Tedeschi in caso di armistizio con gli Alleati, e li ottiene.
L’otto settembre 1943 passa nell’immaginario collettivo come la data della dissoluzione del nostro esercito come il giorno del “tutti a casa” dell’internamento in Germania dei nostri soldati qualcuno addirittura parlerà di, morte della Patria.
Niente di più sbagliato, si parla e giustamente, dell’eroica, ma sfortunata difesa di Roma, delle tragedie di Cefalonia e di Lero, dell’affondamento della Corazzata Roma, ma ci si dimentica, delle nostre divisioni nei Balcani, che, non solo, non si arresero, ma parteciparono autonomamente come Regio Esercito, alla liberazione di quei territori, ci si dimentica delle truppe di stanza in Puglia: marinai del San Marco, fanti della “Divisione Legnano”, paracadutisti della “Nembo”, che all’indomani dell’armistizio liberarono Taranto, Foggia, Bari e cacciarono i Tedeschi da quella regione senza aiuto Alleato.
E ci si dimentica soprattutto di quanto fecero i nostri soldati in Corsica.
All’indomani dell’otto settembre le truppe Tedesche sull’isola erano costituite dalla “16° brigata corazzata Reichsfuhrer SS” (quella, per capirci, delle stragi di Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto), nei giorni a seguire, abbandonata la Sardegna, giunge sull’isola la “90 Divisione Leggera”, una delle migliori unita Tedesche sullo scacchiere del Mediterraneo, che aveva dato filo da torcere, per anni, agli Inglesi in nord Africa, e ne darà ancora per tutta la campagna d’Italia.
Queste truppe di prim’ ordine, al comando di Frido Von Senger (futuro comandante delle truppe Tedesche a Cassino) tentano di disarmare il Presidio Italiano della “Divisione Friuli” di Bastia, questo reagendo con forza (supportato dal Raggruppamento Granatieri), dal 10 di settembre al 4 di ottobre con uno scarsissimo aiuto da parte di truppe Francesi sbarcate sull’isola, butta letteralmente a mare i Tedeschi liberando l’Isola ed iniziando di fatto la vittoriosa Guerra di Liberazione Nazionale. Vittoria pagata al costo altissimo di 624 caduti (in gran parte Friulini).

Caduti che dal 1964 riposano, nel cimitero dei Lupi a Livorno, (grazie all’azione dei Reduci della Friuli, che si sono impegnati per rimpatriare le salme dai vari cimiteri della Corsica). Ogni anno, da allora, la prima domenica di ottobre i Reduci della Friuli, in collaborazione con il Comune di Livorno, le autorità militari, l’Accademia Navale, onorano con una cerimonia solenne e una S.Messa quei Caduti.

Italia sorregge caduto

Dopo la Corsica la “Divisione Friuli” viene trasferita prima in Sardegna, poi a Napoli, dove i reparti sono avviati ad attività secondarie: allo scarico delle navi ed a attività agricole in Puglia.
Nel frattempo l’Italia che ha dichiarato guerra alla Germania il 13 di ottobre del 1943
Partecipa con il “Primo Raggruppamento Meccanizzato” alle battaglie di Monte Longo e Monte Marrone, gli Italiani si battono bene e la iniziale diffidenza degli Alleati si stempera, si forma il CIL un vero Corpo d’Armata, che combatterà al fianco dei Polacchi coprendosi di gloria liberando nel 1944 gran parte delle Marche.
Il Re Vittorio Emanuele Terzo (dopo la caduta del governo Badoglio e la nascita di un Governo di Unità Nazionale, con a guida Ivanoe Bonomi e composto dai partiti mandati in esilio dalla dittatura Fascista) si fa da parte, nominando Luogotenente del Regno il figlio Umberto.
Questa situazione é più gradita agli Alleati, che rivedono la nostra posizione di cobelligeranza e permettono la formazione di sei grandi unità, i Gruppi di Combattimento: Friuli, Folgore, Legnano, e Cremona, che parteciperanno alle operazioni da gennaio a maggio del 1945, ed il Mantova e il Piceno (quest’ultimo con finalità addestrative) che non faranno in tempo ad entrare in linea.
Il “Gruppo di Combattimento Friuli” si forma a San Giorgio del Sannio nell’estate del 1944.

(San Giorgio del Sannio ha concesso la Cittadinanza Onoraria alla “Friuli”).

Ne fanno parte gli effettivi dell’87° e dell’ 88° fanteria e del 35° artiglieria, (i terzi battaglio dell’88° e del 87° sono formati da granatieri provenienti dal Raggruppamento Corsica e dalla Tunisia), un battaglione di arditi e genieri d’assalto, un battaglione di carabinieri, sezioni di sanità e centinai di volontari, provenienti in gran parte dalle formazioni partigiane dell’Abruzzo, del Lazio, delle Marche, dell’Umbria e soprattutto dalla Toscana, che dopo aver contribuito a liberare le proprie terre e Firenze, si sentirono in dovere di continuare a combattere con il Regio Esercito per liberare i fratelli del nord dall’occupazione nazista.
(Si badi bene, Regio Esercito, l’Esercito Italiano, non il fantomatico Esercito del Regno del Sud, non il Rinnovato Esercito Italiano).

Tutti gli anni dal 1946 a San Giovanni Valdarno si festeggia la partenza dei volontari alla Guerra di Liberazione, nelle fila del nostro esercito, ed in particolare nel “Friuli” sono presenti i gonfaloni di quasi tutti comuni della Regione Toscana e dell’Umbria e fissa la presenza di un picchetto della “Friuli”.

“La libertà gli alleati ce l’ avrebbero data, come l’ hanno data ai Giapponesi e ai Tedeschi, la dignità no, quella ce la siamo conquistata col nostro sangue, e la libertà senza la dignità non vale nulla”.

Sarà il “Gruppo di Combattimento Friuli” a sfilare in novembre 1944 completamente riequipaggiato ed armato con le divise e le armi Inglesi in Via dei Fori Imperiali a Roma suscitando l’ammirazione dei Romani e il commosso saluto del vecchio Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi.
Il “Gruppo di Combattimento Friuli” dopo un ulteriore ciclo addestrativo a Radda in Chianti arriva sul fronte del Senio, il 27 gennaio, a Forlì salutato in piazza Saffi dai Comandi Alleati, dall’8 di febbraio si schiera di fronte alle posizioni Tedesche di Riolo Bagni (oggi Riolo Terme), sostituendo in linea la divisione Polacca Crescova, il comando della Friuli verra posto a Brisighella.

(Brisighella e Riolo Terme hanno concesso la Cittadinanza Onoraria alla “Friuli”).

Foto

Inizierà per il “Gruppo di Combattimento Friuli” la fase più dura e gloriosa della sua storia, da fine febbraio, di fronte alle posizioni Friuline si schiererà la Quarta Divisione Paracadutisti Tedesca, la migliore rimasta sul fronte Italiano, la sua azione si fa subito sentire con pesanti sortite di assaggio sui nostri caposaldi.
L’azione più pesante si ebbe il 14 di marzo quando una compagnia di paracadutisti Tedeschi approfittando del cambio sulla quota 92 attaccò di sorpresa uccidendo quasi tutti i nostri soldati sulle posizioni esterne a Casa Feliceto Vecchio e successivamente non riuscendo a piegare la resistenza dei nostri fece saltare l’edificio seppellendone gli eroici difensori.
I reparti Friulini reagirono immediatamente e dopo un primo sanguinoso tentativo di riconquista respinto, un secondo attacco, condotto con forze maggiori, fanti e granatieri, spazzava via i paracadutisti dalla quota, uccidendone e facendone prigionieri in gran numero, i nostri pagheranno la vittoria al prezzo di un’ottantina di morti.
Si arriva cosi al giorno dell’ offensiva finale per sfondare la linea del Senio fissata il 10 di aprile del 1945.
Il generale Arturo Scattini, (comandante, del “Gruppo di Combattimento Friuli”), rifiuta il bombardamento a tappeto dell’abitato di Riolo offertogli dagli Alleati, essendo a conoscenza del fatto che 5000 cittadini erano la intrappolati da mesi nelle cantine, sapeva che per loro sarebbe stata morte certa, (che senso avrebbe avuto liberare l’Italia massacrando altri Italiani), questa decisione esporrà i suoi soldati a rischi gravissimi facendo trovare intatte le posizioni dei paracadutisti Tedeschi.
Obbiettivo dell’attacco era impegnare i paracadutisti a Riolo, impedendo di spostarsi sulla via Emilia al centro dell’attacco Polacco.
Alle ore 4,30 tutte le artiglierie del “Decimo Corpo” di cui il Friuli faceva parte assieme alla “Brigata Ebraica” sparano oltre il Senio, la “Brigata Ebraica” conquista il Mulino Fantaguzzi nei pressi di Cuffiano, ma li, viene inchiodata dalla resistenza Tedesca.
Un’ attacco diversivo su Isola viene respinto , 4 compagnie della Friuli protette da un fuoco d’inferno avanzano curve verso i loro obbiettivi oltre il Senio: l’Abazzia ,Casa Guare, q.106 saranno per tutto il giorno 10 al centro di scontri feroci a sera il Friuli lamenterà la perdita di più di 100 Caduti, 80 ne lamenta la Quarta Paracadutisti, il fronte non è ancora spezzato, ai Polacchi è andata peggio, il bombardamento a tappeto sul ponte del Castello per il fumo o per coordinate sbagliate ne ha coinvolto i reparti di testa, facendone strage, non essendo al momento i Polacchi in grado di sviluppare l’offensiva, tocca ai Friulini il giorno 11 sfondare.
La mattina dell’11 il Friuli occupa Riolo i cui abitanti sono liberati da 127 giornate di fronte, la gioia di scoprire che quei soldati non erano Inglesi ma Italiani fu indescrivibile, i Tedeschi reagiscono debolmente , le pesantissime perdite del giorno 10, e l’impossibilità di ricevere rinforzi ha consigliato loro di ritirarsi.
Inizia cosi l’inseguimento dei fanti e dei granatieri sulla strada di Torranello verso Imola, e della “Brigata Ebraica” che conquistati Cuffiano e Monte Ghebbio, proseguirà il giorno12 verso la Serra di Castel Bolognese e il 14 a Imola dove arriverà insieme al Friuli e ai Polacchi e dove sarà ritirata dal fronte , proseguiranno l’ avanzata su Bologna con i Friulini le ambulanze dell’ospedale Ebraico.

Da quei giorni è nato un rapporto profondo con i Reduci Ebrei e tutti gli anni le Associazioni si incontrano nel cimitero di Piangipane dove riposano 35 Caduti Ebrei e presso il monumento alla “Brigata Ebraica” a Cuffiano, spesso sono presenti picchetti congiunti della “Brigata Aeromobile Friuli” e delle rappresentanze militari dello Stato di Israele.

Il Friuli trafila Imola la mattina del 14 di aprile e avanza ad ovest della via Emilia verso Castel San Pietro e a Casalecchio dei Conti si scontrerà con la retroguardia della “Prima Divisione Paracadutisti” Tedesca schiantandone il fronte presso il cimitero e a Palazzo Coccapane lasciando sul terreno una ventina di Caduti.
La sera del 20 aprile il “Gruppo di Combattimento Friuli” è al completo sulla via Emilia a San Lazzaro di Savena.
Bologna era stata assegnata al “Secondo Corpo Polacco” e noi come cobelligeranti non avevamo (secondo le regole di ingaggio imposte al nostro esercito) diritto di liberare alcun che del nostro territorio.
Al “Gruppo Cingolette 87° Fanteria”, dopo un’ ultimo scontro a Villa Cicogna, con la cattura di una ventina di Tedeschi, fu ordinato di procedere su Bologna ed in caso di resistenza di arrestarsi e di lasciare il passo alle ancora arretrate truppe Polacche.
Al buio, con i nervi tesi allo spasimo, le cingolette avanzarono con le Vichers spianate, ad un certo punto si trovarono fra alti palazzi ma di resistenza Tedesca nemmeno l’ombra, il fante Ivo Neri, di San Giovanni Valdarno, fece presente al comandante del nucleo cingolette, che sarebbe bastato un pezzo anticarro a sterminarli, il Comandante sorrise e fece segno di proseguire, alle ore 5,30 del 21 di aprile del 1945 le cingolette erano nell’odierna Piazza Maggiore a Bologna, di li a 20 minuti il 3° Battaglione dell’87° Friuli composto interamente di granatieri li raggiungeva, era l’alba la città completamente deserta, alcuni civili si avvicinarono, e tentarono di comunicare in Inglese, Ivo salito in piedi sulla cingoletta disse: “Ma quali Inglesi sono Toscano” e si scatenò il pandemonio, la gente impazzita abbracciava i nostri soldati che nel frattempo a compagnie e a battaglioni, sia dell’87° che dell’88° erano entrati in città, verso le 7, 30 entrarono alcuni reparti del Legnano e in contemporanea, da via Ferrarese i Polacchi del 2° Corpo, per la verità un po’ contrariati da quella non prevista presenza Italiana, ma comunque felici per quella vittoriosa conclusione, costata a noi della Friuli 300 morti e a loro quasi il doppio.
La campagna del “Gruppo di Combattimento Friuli” era conclusa di li a poco i soldati sarebbero tornati alle loro case, alle loro famiglie, tranne i 246 Caduti ed i 68 Dispersi che riposeranno nel Sacro Cimitero di Zattaglia in Comune di Casola Valsenio.

(La Divisione “Friuli” ha la Cittadinanza Onoraria di Casola Valsenio, cosi come, quella di Castel del Rio, nella adiacente valle del Santerno).

Dal 1953, anno di fondazione dell’ “Associazione Nazionale Reduci della Friuli”
i Reduci Friulini si ritrovano a metà del mese di aprile a Zattaglia per ricordare
i loro Caduti, soldati giovanissimi, spesso senza fidanzate o mogli, una volta defunti
i genitori chi si sarebbe ricordato di loro?
Fu cosi che una famiglia più grande, quella dei Reduci del “Gruppo di Combattimento Friuli” li ricorda e prega per loro, in quel Sacro lembo di terra
d’ onore e di dignità per tutta la Nazione.
Ancora oggi a distanza di settant’ anni i Reduci (ormai pochi), i figli, i nipoti
i cittadini provenienti da mezza Italia, le autorità di queste Valli del Senio del Lamone della Sintria si radunano a centinaia, assieme ai Soldati della Friuli, stretti attorno alla “Torre Azzurra”, per non dimenticare mai quale sia stato il prezzo pagato per tutti questi anni di libertà, benessere e pace.
Da alcuni anni per volontà dei Reduci nel sacrario sono onorati i nomi dei soldati Friulini, (non pochi), morti nelle missioni di pace.
La Bandiera dell’”Associazione Nazionale Reduci della Friuli” segue da anni la “Brigata Aeromobile Friuli” nelle missioni all’estero, Dio solo sa, quanto i vecchi Reduci di Corsica e del Senio siano orgogliosi di questi loro figli Carissimi.

In ultimo, ricordiamo nell’anno 1966 l’alluvione di Firenze, parte degli “Angeli del Fango” furono i soldati di leva della “Brigata Meccanizzata Friuli”, allora di stanza in città, soldati che contribuirono in maniera formidabile, prima ai soccorsi, poi al ripristino dei servizi e al faticosissimo ritorno alla normalità di Firenze.

A nome di tutti Reduci della Friuli, di coloro (tanti) che in questi ultimi anni ci hanno lasciato, dei loro famigliari, delle genti liberate, dei Caduti su tutti i fronti della Friuli, fin dalla sua fondazione, quasi 130 anni fa, per l’Italia e per la libertà: rinnoviamo il nostro profondo e commosso legame con la Divisione Friuli ( erede diretta e consapevole dei valori fondanti della nostra Repubblica per i quali sono morti i nostri tanti commilitoni e per i quali mettemmo sul piatto la nostra, allora, giovane vita) sicuri che da questa consapevolezza sapranno trovare, slancio,orgoglio e forza per le, nuove sfide che li attendono, Figli Nostri Carissimi.

(La “Divisione Friuli” dal primo luglio 2019 è stata ridenominata “Divisione Vittorio Veneto“)

Associazione Nazionale Reduci della Friuli

Il Presidente Romano Rossi